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Come valutare il successo di un espatrio?

jeune femme prenant son cafe
Wavebreakmedia / Envato Elements
Scritto daHelena Delbecqil 24 Giugno 2025
Tradotto daFrancesca

Oggi molti aspetti della nostra vita sono dominati dalla logica del giudizio e della valutazione: colloqui annuali, indicatori di performance, obiettivi da raggiungere, bilanci di competenze. Ma bisognaÌýapplicare lo stesso approccio a un trasferimento all'estero? Vivere in un altro Paese è un'esperienza ricca e complessa, che solleva una domanda importante: come – e perché – dovremmo valutarla? Può aiutarci quando ci candidiamo per un nuovo lavoroÌýpermettendoci di mettere in risaltoÌýla nostra esperienza interculturale, per fissare obiettivi futuri in un contesto internazionale,Ìýo magari per dare un senso più profondo alle ragioni di un eventuale rientro?
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Si può davvero valutare in modo oggettivo il successo della propria esperienza all'estero?

Se è normale misurare i risultati professionali con i KPI (Key Performance Indicators), raramente le aziende dispongono di strumenti precisi per valutare il successo complessivo di un'espansione internazionale. Nella maggior parte dei casi, per il datore di lavoro conta solo il raggiungimento degli obiettivi stabiliti. Ma così si finisce per trascurare tutti quegli aspetti che rendono un'esperienza all'estero davvero completa: imparare una nuova lingua, lavorare o gestire un gruppoÌýin un contesto multiculturale, acquisire competenze trasversali o soft skills come la capacità di adattarsi, comunicare efficacemente e muoversi in ambienti con codici diversi dai propri.

Ed è proprio questo il punto: misurare le competenze sviluppate in un contesto interculturale è tutt'altro che semplice, perché ogni situazione è diversa. Ti sei adattato al modo di comunicare del posto, modulando il tuo stile, o hai continuato a comunicare come facevi nel tuo Paese? È risaputo, adÌýesempio, comeÌýdifferenze minime nel modo di esprimersi possano creare malintesi o disagio. Per questo non è facile stabilire se, durante la tua esperienza all'estero, hai davvero maturato competenze interculturali oppure se te la sei semplicemente cavata adattandoti alle circostanze.

Anche imparare la lingua del posto, spesso, non viene percepito come una necessità da molti espatriati, sia perché può sembrare troppo complicato, sia per una semplice mancanza di tempo o di interesse. Ma si può davvero parlare di un'esperienza all'estero ben riuscita se si torna senza averÌýimparato una parola della lingua locale? La risposta dipende dalla sensibilità di ognuno. Tutto sta nel tipo di legami che si è riusciti a creare, o meno, con la genteÌýdel posto - anche se per molti espatriati costruire relazioni con i locali non è necessariamente una priorità.

Certo, il successo di un espatrio può essere misurato concretamente con una promozione, un aumento di stipendio o il raggiungimento degli obiettivi professionali. Molto più difficile, invece, è valutare le competenze, personali e professionali, acquisite lungo il percorso, o la crescita interiore che un'esperienza all'estero può offrire. Basti pensare ai partner al seguito, che spesso non hanno parametri oggettivi come uno stipendio per dare valore al proprio vissuto. E sappiamo bene quanto l'espatrio possa essere complicato per chi si ritrova, da un giorno all'altro, senza lavoro e senza una carriera da portare avanti. Ma questo significa forse che, per loro, non abbia senso interrogarsi sul significato e sul valore della propria esperienza all'estero?

Perché ha senso valutare la qualità e il successo di un espatrio?

Confrontarsi con altri espatriati, di per sé, ha poco valore. Ma dotarsi di strumenti per misurare l'efficacia di un trasferimentoÌýpuò essere molto utile, soprattutto per le aziende che investono nell'invio di un proprio dipendente all'estero. I contratti di espatrio, infatti, comportano costi significativi: assicurazione sanitaria privata - nella maggior parte dei casi, indennizzo finanziario come pagamento dell'affitto, della scuola per i figli ecc... Ecco perché le imprese avrebbero tutto l'interesse a introdurre una valutazione sia all'inizio sia al termine della missione, per capire se quel ruolo debba davvero essere affidato a un espatriato o se, al contrario, potrebbe essere ricoperto da una risorsa locale. Qual è il vero valore aggiunto di una figura inviata dall'estero? È forse la capacità di gestire team multiculturali, di fare da tramiteÌýtra la sede centrale e le unità operative in altri Paesi? Oppure la sua presenza era indispensabile per l'elevato livello tecnico richiesto dalla posizione?

È vero che i datori di lavoro valutano attentamente prima di inviare qualcuno all'estero, ma un bilancio più strutturato andrebbe previsto anche al termine della missione. Inserito in un percorso di crescita professionale e in una strategia di risorse umane ben definita, permetterebbe di capire quali competenze specifiche il dipendente ha maturato durante l'espatrio, in che modo queste arricchiscono il suo profilo e quale ruolo potrebbe ricoprire in futuro.

Si potrebbe quindi introdurre un bilancio di competenze mirato, da valutare al rientro, per valorizzare l'esperienza all'estero. Uno strumento utile sia per il dipendente, che può identificare meglio ciò che ha acquisito, sia per l'azienda, che ne beneficia in termini di pianificazione delle risorse. Valutare da soli le competenze interculturali non è semplice: ed è proprio qui che il supporto di professionisti espertiÌýpuò fare davvero la differenza.

Anche per il partner al seguito, valutare l'esperienza all'estero può essere utile: ci sono stati momenti di frustrazione? Esperienze particolarmente arricchenti? Questo periodo ha permesso di riflettere meglio sul loro futuro professionale, dando magari una nuova direzione alla carriera? Quali competenze linguistiche e interculturali sono state sviluppate lungo il percorso?

È un peccato che spesso, chi non ha lavorato durante l'espatrio,ÌýfatichiÌýa ottimizzareÌýilÌýtempo trascorso all'estero.ÌýEppure, valutare l'esperienza può rivelarsi molto utile anche per chi ha messo momentaneamente in pausa la propria carriera, non solo per chi ha un impiego.

In definitiva, valutare la propria esperienza all'estero significa capire meglio quali competenze si sono sviluppate, dare loro il giusto valore, riflettere sulle proprie ambizioni di crescita - professionale o personale - e riconoscere quello che si è acquisito, anche se non tutto è andato per il meglio. Misurare il successo di un espatrio può voler dire anche rendersi conto di stare meglio in un contesto più familiare e che forse non si è portati a collezionare esperienze in giro per il mondo. Non c'è nulla di cui vergognarsi, né motivo di avere rimpianti.

Vita quotidiana
A proposito di

Titolare di una laurea del Ministero dell'Istruzione francese e di un Master II in Politica linguistica, ho avuto l'opportunità di vivere in Giappone e Cina e attualmente risiedo in Germania. Le mie attività ruotano attorno alla scrittura, all'insegnamento e alla gestione di programmi.

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