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Quello che nessuno ti dice sui primi 6 mesi di vita all'estero

young woman looking at the crowd
projectUA / Envato Elements
Scritto daNatallia Slimaniil 11 Giugno 2025
Tradotto daFrancesca

Essere un espatriato non è facile. Può essere divertente, stimolante, aprire la mente - ma porta con sé anche sfide e lezioni importanti. Oggi ci concentriamo su quelle che si imparano proprio all'inizio del percorso. Ecco sei cose e situazioni che con ogni probabilità affronterai nei primi sei mesi all'estero.

Lezione uno: lo culture shock esiste

“Quando sono arrivata in una cittadina della Cina, il mio mondo si è capovolto. La prima mattina ho guardato fuori dalla finestra e ho visto persone camminare all'indietro. Poi ho scoperto che è un esercizio mattutino molto diffuso: qui si crede che camminare all'indietro faccia bene alla memoria e alla capacità di risolvere problemi. Lo stesso giorno, ho fatto colazione con i miei colleghi mangiando una zuppa di noodle piccantissima, seduti in mezzo a una strada trafficata. A pranzo mi sembrava di vivere in una realtà parallela – e ci è voluto più di un mese prima che le cose iniziassero ad avere un senso”, racconta Alina, expat a Huizhou, in Cina.

Trasferirsi in un nuovo Paese comporta inevitabilmente uno shock culturale. Più sono grandi le differenze tra il luogo da cui parti e quello in cui arrivi, più forte è l'impatto. All'inizio può presentarsi come entusiasmo e voglia di esplorare: tutto sembra nuovo e affascinante. Ma quando questa fase iniziale svanisce, potresti trovarti a fare i conti con abitudini, regole sociali e ritmi di vita completamente diversi.

Il segreto per superare questo momento è accettare – e, se possibile, accogliere – il disagio come una fase naturale (e spesso temporanea) dell'adattamento. Resistere a queste difficoltà può solo peggiorare le cose. Prova invece a recuperare quello spirito di apertura e curiosità che avevi appena arrivato. Lo shock culturale può trasformarsi in un'opportunità preziosa di crescita personale e di allargamento dei propri orizzonti.

Lezione due: osservare è fondamentale

“Quando mi sono trasferito a Tokyo, mi sono sentito completamente spaesato. Non parlavo giapponese, ma sapevo che qui c'è un codice di comportamento molto rigido, e avevo paura di fare qualche gaffe. Così ho iniziato a osservare meglio le persone intorno a me –-anche perché avevo parecchio tempo libero (ride). E ha funzionato. Ho notato che tutti si mettono in fila sul lato sinistro della scala mobile per lasciar passare chi ha fretta, così ho iniziato a farlo anch'io. Ho visto che la gente in metro parla a bassa voce e non mangia per strada. Io vengo da New York, quindi per me era tutto l'opposto”, racconta Ben, expat a Tokyo.

Osservare è una delle risorse più potenti a disposizione di chi vive all'estero. Certo, informarsi online, leggere guide o partecipare a forum per expat aiuta molto. Ma guardare direttamente come si comportano le persone nei piccoli gesti quotidiani offre spunti preziosi sulle regole non scritte (e spesso non documentate) della società in cui ci si trova.

Lezione tre: la burocrazia ti segue ovunque

“Sapevo di dover sbrigare delle pratiche burocratiche quando mi sono trasferito in Spagna, ma ne sono stato letteralmente sommerso. Qui le cose funzionano in modo molto diverso rispetto al Regno Unito e, siccome non conoscevo bene lo spagnolo, tutto è andato a rilento. Molti uffici chiudono a metà giornata per la siesta e non tutti sanno come gestire documenti stranieri. Ogni passo è stato un'impresa: tradurre il certificato di matrimonio, richiedere il codice fiscale, aprire un conto in banca. Ma alla fine ce l'abbiamo fatta, e ora so come muovermi”, racconta Justin, expat a Marbella.

Diciamolo: a nessuno piace gestire la burocrazia, soprattutto agli expat. Permesso di soggiorno, conto in banca, affitto, traduzioni e legalizzazioni di documenti: ogni Paese ha regole, iter e prassi proprie, che spesso possono sembrare lente, complesse o assurde a chi viene da fuori.

In questi casi, organizzazione e lungimiranza sono fondamentali. Molte cose sfuggono al nostro controllo, quindi conviene concentrarsi su quello che possiamo gestire: avere sempre pronti e ordinati i documenti principali (passaporto, carta d'identità, certificato di residenza, estratti conto), fare un elenco di cose da fare per ogni pratica da svolgere, e mettere in conto più tempo del previsto. Anche confrontarsi con altri expat e chiedere consigli online può fare la differenza.

Lezione quattro: metti dei soldi da parte per gli imprevisti

“Quando mi sono trasferito in Turchia con la mia famiglia, pensavo di aver pianificato tutto. Ma abbiamo scoperto solo dopo che qui è prassi pagare un anno di affitto in anticipo. È una regola non scritta, tutti lo sanno… tranne noi. Dopo tante trattative, siamo scesi a sei mesi – ma anche così abbiamo dovuto rivedere tutto il nostro budget. E poi sono arrivati gli aumenti: l'inflazione ha toccato il 70% nell'aprile 2024”, racconta Ivan, expat ad Antalya.

Trasferirsi all'estero spesso significa fare i conti con spese impreviste. Possono essere legate al mercato immobiliare locale, alle tasse, al cambio valuta, a documenti da ottenere o semplicemente al costo della vita. Anche il clima incide: in certi Paesi si spende di più per il riscaldamento, in altri per l'aria condizionata. Persino fare la spesa può essere più caro di quanto previsto.

Per non farsi cogliere impreparati, è importante essere lungimiranti. Informati bene sui costi reali della vita quotidiana, magari chiedendo direttamente ad altri expat i costi medi delle bollette o quali sono le clausole standard di un contratto d'affitto. Considera anche le spese di trasferimento: costi della logistica, documenti, commissioni varie. E poi, se puoi, raddoppia le previsioni di spesa per avere un cuscinetto. Se questo non fosse possibile magari hai amici o familiari disposti ad aiutarti in caso di emergenza, oppure puoi creare contatti utili nella nuova città.

Lezione cinque: impara a essere resiliente

“Mi sono trasferita in Germania praticamente da un giorno all'altro. Non è stata una scelta, ma una conseguenza di eventi politici. Non parlavo la lingua, non avevo un piano, non sapevo come affrontare la burocrazia. Sono passati due anni e ancora non ci credo di avercela fatta. È curioso come a volte si progetti un cambiamento per anni senza mai avere il coraggio di farlo, e poi ti trovi costretta e ti arrangi sul momento”, racconta Zhenya, espatriata a Monaco.
La maggior parte degli espatriati concorda su una cosa: trasferirsi in un nuovo Paese ti insegna ad adattarti, a essere resiliente e a cavartela anche nelle situazioni più inaspettate. Finisci per fare cose che non pensavi nemmeno di essere capace di affrontare perché, semplicemente, non hai alternative. Per quanto possa essere stressante è proprio questo senso di novità che ci rende più forti e più determinati a costruirci una nuova vita.

Potrà sembrare un cliché, ma trasferirsi all'estero è anche il momento ideale per imparare a convivere con la paura. Non è piacevole, certo, ma la paura può essere un motore che spinge ad agire con più decisione, senza perdere tempo. Ogni ostacolo superato, in questa fase, è un passo avanti. Anche qualcosa che sembra banale, come imparare a usare i mezzi pubblici in una città nuova, può essere un "salto di livello". Con il tempo, ciò che all'inizio ti sembrava impossibile si trasformerà in fiducia.

Lezione sei: casa non è un luogo

“Non avrei mai immaginato di vivere all'estero e invece sono espatriata in Kenya. I primi mesi qui sono stati duri: ero sempre triste, niente era come prima e mi mancava casa ogni giorno. Ma la mia famiglia era con me, e mi ha sostenuta tantissimo. Senza di loro, casa non sarebbe casa. Ora riesco a vedere questo trasferimento come un'avventura”, racconta Leena, espatriata a Nairobi.

Non c'è nulla di sbagliato nel sentire la mancanza di casa, o almeno di alcuni aspetti di casa. È il luogo che conosci, dove hai i tuoi amici, dove i sapori ti sembrano più familiari. Ma vivere all'estero spesso ci fa capire che casa non è tanto un posto quanto una sensazione.

Alcune cose di casa le puoi portare con te, altre le puoi ricreare. Oggi restare in contatto con le persone care è più facile che mai, anche a migliaia di chilometri di distanza. E ci sono tante tradizioni che puoi continuare a coltivare, o reinventare con l'aiuto della tecnologia. Puoi cucinare i piatti che ti mancano e trasformare la nostalgia in creatività. Con il tempo, scoprirai che casa non sono le coordinate geografiche, ma relazioni e abitudini. È nei gesti di ogni giorno, nei legami che costruisci, nel senso di appartenenza che riesci a creare per te stesso.

Vita quotidiana
A proposito di

Natallia ha conseguito una laurea con lode in lingua inglese e interpretazione simultanea e ha lavorato come scrittrice e redattrice per varie pubblicazioni e canali mediatici in Cina per dieci anni.

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