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Ti senti sottovalutato al lavoro? Ecco come cambiare le cose

groupe de collegues heureux
Unai82 / Envato Elements
Scritto daAsaël Häzaqil 03 Giugno 2025
Tradotto daFrancesca

Lavorando all'estero molti espatriati si sentono sottostimati o costantemente sotto esame. Eppure il riconoscimento è fondamentale: crea fiducia nei confronti dei superiori e influenza direttamente il rendimento. Ecco perché è importante.

La definizione di "riconoscimento sul lavoro" nel mio Paese di espatrio

Il concetto di riconoscimento professionale può cambiare molto da una cultura all'altra. In Francia, ad esempio, il 29 aprile è stato lanciato un piano nazionale per favorire l'occupazione dei lavoratori esperti. Obiettivo: contrastare la discriminazione legata all'età e valorizzare il contributo degli over 50, spesso esclusi dal mercato del lavoro prima del tempo.

Negli Stati Uniti, molte aziende “age-friendly” stanno rivalutando il ruolo dei lavoratori senior, promuovendo una cultura dell'inclusione e della gentilezza applicabile a tutto il personale.

Il Belgio ha scelto un approccio più strutturale, introducendo un piano d'azione nazionale per migliorare il benessere dei lavoratori in tutti i settori. La misura prende spunto dai dati dell'European Working Conditions Observatory, che nel 2023 ha evidenziato come ambienti di lavoro rispettosi e solidali riducano lo stress e aumentino la produttività.

Svalutazione e disimpegno sul lavoro sono in aumento

Secondo il rapporto  di Gallup, nel 2024 solo il 21% dei lavoratori a livello mondiale si è sentito coinvolto nel proprio lavoro, con un calo di due punti rispetto all'anno precedente. Le cause sono imputabili a pressioni crescenti, all'impatto dell'intelligenza artificiale, ai cambi frequenti nella struttura aziendale e a una diffusa sensazione di non essere apprezzati.

Le conseguenze emotive sono significative. Tra chi non si sente coinvolto, il 40% dichiara di soffrire di stress. Seguono tristezza (23%), solitudine (22%) e rabbia (21%). I livelli di stress più alti si registrano negli Stati Uniti, in Canada, in Australia e in Nuova Zelanda (50%), seguiti da Asia orientale, Medio Oriente e Africa (48%). In Europa, il 38% dei lavoratori dichiara di sentirsi stressato.

Le ricadute non si limitano all'umore. Quasi la metà della forza lavoro globale vuole cambiare impiego: segnale evidente di un malcontento in crescita. Anche i manager non sono immuni: affrontano pressioni da più fronti - concorrenza più agguerrita, gruppi di lavoro ridotti, obiettivi in continua evoluzione, incertezze legate all'IA, alto ricambio di personale e scarso riconoscimento.

In questo contesto, il riconoscimento non è un plus, ma un fattore trainante che influenza la motivazione, la produttività e la fidelizzazione, a tutti i livelli di un'azienda.

Il senso del dovere è universale? Non proprio

Molti trascurano questo aspetto quando cercano lavoro all'estero. Eppure, lo stesso ruolo può implicare aspettative molto diverse in base ai valori locali.

Negli Stati Uniti, per esempio, si dà valore a flessibilità, spirito d'iniziativa, resilienza, creatività e capacità di imparare dagli errori. Le relazioni professionali contano quanto (se non più) delle competenze tecniche. In Francia, invece, il fallimento è uno stigma, e si prendono (per lo più) solo rischi calcolati.

A Singapore, l'attenzione si sposta sul bene collettivo e sul rispetto della gerarchia, più che sulle prestazioni individuali o sulla gestione di gruppo. La settimana lavorativa media è di 44 ore, un dato simile a quello di altri Paesi asiatici come Giappone e Corea del Sud, dove l'impegno sul lavoro è profondamente radicato nella cultura.

Comprendere queste differenze culturali aiuta a valutare le proprie esperienze con occhi diversi. A volte non si tratta di lavorare male, ma di un diverso modo di interpretare la prestazione. Un disallineamento con le norme locali può influire sia sul modo in cui vieni trattato, sia su come percepisci il tuo valore.

Riconoscimento sul lavoro: sono in linea con le aspettative locali?

Molti misurano il proprio rendimento su parametri come produttività, creatività, risultati. Ma per chi lavora all'estero entra in gioco anche un altro fattore: la cultura del lavoro nel Paese ospitante e le dinamiche aziendali.

Fatti alcune domande:

  • Cosa ci si aspetta dalla tua figura professionale?
  • Come comunichi con i superiori?
  • Come sono organizzati e gestiti i gruppi di lavoro?
  • Come vengono condivise le informazioni tra i vari reparti?
  • I dipendenti locali e gli espatriati sono trattati allo stesso modo?
  • Sei libero di esprimere le tue potenzialità e le tue idee?
  • La creatività, l'iniziativa e l'assunzione di rischi sono incoraggiate oppure no?

Le risposte sono importanti. La cultura locale influenza fortemente la lettura dei tuoi comportamenti. Un gesto proattivo può essere visto come spirito di adattamento oppure come impulsività. Lo stesso atteggiamento può farti apparire disordinato o visionario, ribelle o intraprendente.

Per evitare malintesi, informati sulla cultura del lavoro prima di trasferirti. Un periodo di adattamento è del tutto normale, ma essere preparati lo rende più gestibile. Non dare per scontato che spostarsi in un Paese “vicino” od occidentale significhi non dover affrontare cambiamenti culturali: anche tra Paesi europei ci sono differenze profonde nelle dinamiche lavorative.

Hai un rapporto di fiducia con il mio responsabile o con la dirigenza?

Sia i lavoratori locali che quelli stranieri concordano: la sensazione di non essere valorizzati nasce spesso da problemi relazionali con i superiori, come una comunicazione inefficace o una gerarchia troppo rigida.

Per capire la qualità del tuo rapporto con i vertici, parti dalle basi: come si comunica nella tua azienda? È uno stile comune nel Paese o è specifico della tua organizzazione? Chiedi consiglio a colleghi locali o ad altri espatriati, ti aiuteranno a distinguere tra cultura nazionale e prassi aziendale.

Elementi chiave della fiducia sul lavoro

Anche se gli stili di comunicazione variano da una cultura all'altra, ci sono alcuni principi universali che favoriscono un clima di fiducia:

  • Puoi esprimere le tue idee
  • La tua opinione ha lo stesso peso di quella degli altri
  • La gerarchia è aperta al dialogo e non è eccessivamente rigida
  • Il tuo impegno viene riconosciuto e apprezzato
  • La tua individualità è rispettata
  • I rapporti sono sereni e rispettosi: il tuo responsabile non alza mai la voce
  • Puoi parlare apertamente delle difficoltà legate al lavoro o all'espatrio (come shock culturale o fase di adattamento)
  • La comunicazione tra colleghi è fluida e diretta
  • Non senti una distanza tra lavoratori locali e stranieri

Hai riscontro sulla qualità del tuo lavoro?

La mancanza di comunicazione è uno dei motivi più citati da chi si sente poco valorizzato. Molti dipendenti dicono di essere interpellati solo quando qualcosa non va. Questo logora la motivazione e porta, nel tempo, a una mancanza d'impegno.

Per gli espatriati, il riscontro dei superiori è fondamentale. In un ambiente nuovo, dove la cultura e le aspettative sono diverse, è importante aprire un canale di comunicazione e scambio. 

Qualità, frequenza e modalità: che tipo di riscontro usa la tua azienda?

Devi farti due domande fondamentali: il riscontro che ricevi è utile? È costante? Anche il modo in cui viene comunicato conta: la forma può influire sul tuo modo di percepirlo.

Aspetti come qualità, frequenza e modalità sono influenzati dal contesto culturale. In alcuni Paesi si usa un confronto diretto, faccia a faccia. In altri, si preferisce una comunicazione scritta o veicolata in modo formale.

Il riscontro deve essere costruttivo, mirato e orientato al miglioramento. Riconosce i risultati ottenuti e analizza gli errori senza colpevolizzare. Tuttavia, molti espatriati raccontano un'esperienza diversa: quando le cose vanno bene i superiori tacciono, ma se qualcosa non funziona ricevono subito delle critiche. Questo può portare il lavoratore a credere di aver fallito come persona, sfalsando la percezione di sè.

Quando il confine tra giudizio professionale e personale non è nitido, aumenta il senso di svalutazione. Alcuni segnalano anche un silenzio totale da parte dei superiori. In certi contesti culturali può essere normale, ma resta difficile da interpretare, soprattutto per chi si muove in un terreno nuovo.

Cosa fare se ti senti poco valorizzato sul lavoro?

Al giorno d'oggi, molte aziende riconoscono l'importanza di relazioni sane sul posto di lavoro. Per gli espatriati, il riconoscimento ha un impatto diretto su benessere e prestazione. Tuttavia, il livello di consapevolezza varia molto a seconda del Paese e dell'azienda: salute mentale ed equità non hanno lo stesso valore dappertutto. 

Se ti senti sottovalutato, ecco alcuni aspetti da considerare prima di parlarne con il tuo responsabile:

Fermati a riflettere. Sotto quali aspetti ti senti poco riconosciuto? Il tuo lavoro viene ignorato? Hai notato atteggiamenti discriminatori? Osserva il comportamento del tuo responsabile: ti tratta in modo diverso dai colleghi?

Parlane con una persona di fiducia, come un collega. Un punto di vista diverso può aiutarti a valutare meglio la situazione. Se necessario, raccogli con discrezione elementi o testimonianze che confermino le tue considerazioni.

Nel frattempo, continua ad impegnarti e resta professionale. Non dare al tuo responsabile motivo per riprenderti. Mostrare coerenza e serietà rafforza la tua posizione.

Al momento giusto, apri un canale di comunicazione con il tuo responsabile. Il dialogo può chiarire incomprensioni e ridurre le tensioni. Sentirsi ascoltati fa bene non solo a te, ma all'intero gruppo di lavoro.

Se la situazione non cambia, chiedi un incontro formale con il responsabile, rispettando le consuetudini locali e le procedure interne. In casi delicati, valuta se farti accompagnare da una persona di fiducia. L'obiettivo è trovare una soluzione, non creare uno scontro.

Se si tratta di discriminazione (ad esempio per genere, razza o disabilità), documenta tutto. Rivolgiti a referenti interni come rappresentanti sindacali, medico aziendale o comitati per la diversità. In alternativa, puoi contattare professionisti esterni o associazioni di supporto.

Se, nonostante tutto, la situazione resta invariata, valuta di cambiare lavoro. Non è una sconfitta ma un atto di tutela. Restare in un ambiente tossico logora l'autostima e la salute. Ricominciare altrove può diventare una scelta di forza e un nuovo inizio nel tuo percorso di espatriato.

Lavoro
A proposito di

Asaël Häzaq, web editor specializzato in notizie politiche e socioeconomiche, osserva e decifra le tendenze dell'economia internazionale. Grazie alla sua esperienza come espatriata in Giappone, offre consigli e analisi sulla vita da espatriato: scelta del visto, studi, ricerca di lavoro, vita lavorativa, apprendimento della lingua, scoperta del Paese. Titolare di un Master II in Giurisprudenza - Scienze Politiche, ha sperimentato anche la vita da nomade digitale.

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